CBD e fibromialgia
Chi cerca soluzioni per trattare contro la fibromialgia si confronta quotidianamente contro un dolore cronico, diffuso, migrante, associato anche ad altri disturbi. Milioni di persone cercano ogni giorno un rimedio naturale per la fibromialgia: in questo articolo vi spiegheremo perchè il CBD (cannabidiolo) può trattare la fibromialgia senza effetti collaterali o controindicazioni di salute.
Cos’è la fibromialgia?
La fibromialgia è una malattia cronica che può compromettere la qualità della vita e il normale svolgimento delle attività quotidiane della persona che ne è colpita.
La fibromialgia è caratterizzata da un vasto numero di sintomi, diversi da individuo e individuo e variabili nella durata e nell’intensità. In generale la fibromialgia comporta una sensazione di dolore diffuso, spesso associato alla rigidità muscolare. A ciò si affiancano una stanchezza cronica, disturbi del sonno, insonnia, disturbi cognitivi e astenia.
Le cause della fibromialgia sono attualmente sconosciute. Dagli studi fin ora condotti si suppone che si tratti di una insieme di fattori genetici, ambientali, biochimici e psicologici.
Come può il CBD essere un efficace trattamento per la fibromialgia?
Negli anni si è visto come il cannabidiolo abbia proprietà ansiolitiche, analgesiche, antiemetiche, antiepilettiche, antiossidanti, antinfiammatorie, antipsicotiche, neuroprotettrici, antireumatiche, induttrici del sonno.
Il CBD è un principio attivo “multitarget”, coinvolto in piú meccanismi biochimici alla base di diversi processi patologici.
Il cannabidiolo (CBD) modula alcuni meccanismi che già sono esistenti e in atto nel nostro organismo.
In sostanza, nel momento in cui si attua uno squilibrio o uno scompenso nel nostro corpo, la modulazione provveduta dal cannabidiolo (CBD) – che agisce, ad esempio, sul sistema immunitario o indirettamente su un processo infiammatorio – tende a ripristinare l’equilibrio originario.
Il cannabidiolo (CBD), utilizzato il più delle volte sotto forma di olio di CBD, comporta quindi una modulazione indiretta di una alterazione del sistema endocannabinoide umano provocata da patologie o traumi.
Il sistema endocannabinoide (ECS) è un sistema biologico presente nel corpo umano che agisce sulla regolazione di una grande varietà di processi sia fisiologici che cognitivi, come l’appetito, la sensazione di dolore o l’umore.
E’ composto da una serie di specifici recettori che interagiscono con i cannabinoidi. I recettori cannabinoidi sono quindi come delle caselle di posta che ricevono le informazioni dai cannabinoidi, “messaggeri” che agiscono nel nostro corpo, e si dividono in due tipologie, denominate CB1 e CB2.
Un CBD di alta qualità fa valere questa sua versatilità, e agisce, ad esempio, su vari tipi di dolore, fra cui quello neuropatico e quello infiammatorio.
È per questa caratteristica – associata al suo ottimo profilo di sicurezza – che il cannabidiolo (CBD) ha iniziato a essere usato sotto varie forme da tutte le persone che lottano quotidianamente con la fibromialgia.
Gli studi
La ricerca scientifica, e nello specifico il dottor Ethan Russo, hanno dimostrato come la fibromialgia, così come altri disturbi, possa dipendere da una deficienza di endocannabinoidi all’interno del corpo umano. Ecco quindi come l’integrazione e rafforzamento del sistema endocannabinoide del corpo umano attraverso l’assunzione di fitocannabinoidi come il CBD possa aiutare a riportarlo in equilibrio, diminuendo o eliminando il dolore associato a questa condizione specifica.
I benefici del CBD nel trattamento della fibromialgia si possono quindi ricondurre a tre azioni fondamentali:
1. Il CBD riduce il dolore.
Ci sono diversi studi che hanno dimostrato che il CBD riduce il dolore cronico, il dolore infiammatorio e il dolore neuropatico. In uno studio sui dolori articolari, viene dimostrata la correlazione diretta tra il CBD e il Sistema Endocannabinoide e le conseguenti proprietà analgesiche e antidolorifiche del cannabidiolo.
Il cannabidiolo viene impiegato anche per il trattamento del dolore provocato da un’infiammazione. Vari studi scientifici hanno indagato l’efficacia del cannabidiolo su molte condizioni infiammatorie, come nel caso dell’artrosi. È dimostrato che l’assunzione di CBD protegge le articolazioni contro danni gravi e riduce l’infiammazione.
Il CBD potrebbe essere una valida opzione per il trattamento di diverse situazioni contraddistinte da dolore infiammatorio. Uno studio pubblicato sulle pagine dello European Journal of Pain ha dimostrato che il CBD applicato sulla pelle può aiutare a ridurre il dolore e l’infiammazione dovuta all’artrite.
2. Il CBD combatte l’insonnia.
Il Cannabidiolo grazie al suo potenziale neuro-protettivo, basato sulla combinazione delle sue proprietà anti-infiammatorie e anti-ossidanti potrebbe rivelarsi utile nel contrastare l’insonnia.
Lo studio pubblicato nel 2017 “Cannabis, Cannabinoids, and Sleep: a Review of the Literature”, afferma che “ricerche preliminari su cannabis e insonnia suggeriscono che il cannabidiolo (CBD) potrebbe avere un potenziale terapeutico per il trattamento dell’insonnia.”
Da una ricerca condotta invece presso la National Taiwan University di Taipei emergono evidenze di come il CBD possa influenzare direttamente il ciclo notturno, impedendo la soppressione del sonno REM, in questo caso in pazienti con disturbo da stress post traumatico.
“I pazienti con disturbo da stress post-traumatico spesso lamentano disturbi del sonno, come l’insonnia e l’anomalia del sonno dei movimenti oculari rapidi (REM)” e il CBD può “bloccare l’alterazione del sonno REM indotta dall’ansia attraverso il suo effetto ansiolitico, piuttosto che attraverso la regolazione del sonno di per sé”.
3. Il CBD allevia i sintomi di ansia e depressione.
Numerosi studi scientifici hanno dimostrato la capacità del CBD di contrastare i disturbi d’ansia, grazie alla sua interazione con i recettori CB1 e CB2 e la serotonina, un importante neurotrasmettitore che regola diverse funzioni, quali ad esempio l’umore, il sonno, le emozioni.
Nel 2015 è stata pubblicata sulla rivista Neuroterapeuthics la revisione degli studi condotti fino a quel momento volti a verificare gli effetti del CBD nel trattare gli stati d’ansia. I risultati confermano l’ipotesi iniziale e cioè che il CBD possa essere efficace nel ridurre gli stati d’ansia.
La revisione ha preso in esame 49 studi preclinici, clinici ed epidemiologici e ha incluso anche le ricerche fatte con tecniche di neuroimmagine (le tecnologie che permettono di studiare il metabolismo cerebrale).
Dalla revisione, curata da Esther M. Blessing, Maria M. Steenkamp, Jorge Manzanares e Charles R. Marmar della New York School of Medicine, è emerso che gli studi preclinici hanno dimostrato l’efficacia del CBD nel ridurre l’ansia provocata da molti disturbi come, ad esempio, il disturbo da stress post-traumatico, quello d’ansia generalizzata, quello ossessivo-compulsivo e molti altri.